Nella confusione di Piazza Mercato a Napoli, tra una bancarella e un’altra e le persone che si incrociano distrattamente, si erge la chiesa del Carmine con la sua guglia dalla particolare forma “a pero”. La chiesa è l’ unica presenza costante di questa piazza che muta continuamente il suo aspetto: di mattina affollata e colorata, di notte abbandonata, spenta, quasi spaventosa.
La chiesa è un luogo molto amato dai napoletani per due immagini sacre: la Madonna Bruna, chiamata dai napoletani Mamma Schiavona o Mamma d’o Carmene. Questa immagine, di epoca incerta, si trova nel tabernacolo cinquecentesco. C’è poi un Crocifisso della seconda metà del XIV secolo: la leggenda vuole che il Cristo ligneo abbia chinato il capo per evitare un proiettile sparato il 17 ottobre 1439 dalle truppe di Alfonso d’Aragona che occupavano la città .Â
In realtà nella chiesa del Carmine ci sono diverse opere di notevole pregio artistico come la tela di Mattia Preti, “La Vergine che consegna lo scapolare a Simone Stock“, e quella del Solimena, “I profeti Elia ed Eliseo“. Di grande valore artistico è anche la sagrestia con arredi in legno, completamente affrescata da Filippo Falciatore.
Luogo di devozione e di morte
La storia della chiesa dedicata alla Madonna Bruna è strettamente legata a quella di piazza Mercato: luogo colmo di memorie storiche e favolose, intrecciate morbosamente le une alle altre. Negli albori sfumati della storia degli inizi c’è un quadro che rappresenta la Vergine scura che sarebbe incluso in un mitico insieme di immagini dipinte probabilmente da San Luca.
Nella prima metà del XII secolo la tanto stimata tavola dall’autore incerto, era il prezioso tesoro di una cappella edificata, o riedificata, da frati carmelitani che la dedicarono a Santa Maria la Bruna.
In questo periodo il cosiddetto Campo del Moricino era posto ancora al di fuori delle mura ed era semi-paludoso; fu immesso nella cerchia angioina intorno al 1270. Nel 1268 il Campo fu il tetro palcoscenico dell’impressionante decapitazione non solo del biondo e sentimentale Corradino di Svevia, ma anche di tutti i suoi compagni.
Molte teste sono saltate in Piazza Mercato a Napoli
La decapitazione di Corradino dà inizio alla tradizione che trasformerà  la piazza nell’inesorabile tappa finale dei condannati a morte, spesso imprigionati nel vicino Castello del Carmine.
La leggenda racconta che sia stata proprio la madre di Corradino, accorsa troppo tardi per la liberazione del figlio, a supportare economicamente l’ampliamento della chiesa per assicurare al figlio almeno una degna sepoltura.
La storia testimonia che chi promosse l’espansione della chiesa e la sua rifondazione fu la seconda moglie di Carlo d’Angiò, Margherita di Borgogna, e il sovrano stesso, con una cospicua somma di danaro e la donazione del terreno ai carmelitani.
L’edificazione della chiesa di Santa Maria del Carmine non avvenne prima del 1283 e continuò fino all’inizio del Trecento, con il chiostro, e fino al 1631, con il campanile, chiamato “del Pero” per la sua particolare forma. Impronte dell’originario complesso di stile gotico sono apprezzabili nel chiostro, mentre le restanti parti non conservano tracce dell’aspetto autentico della chiesa.
Piazza del Carmine: qui è passata la storia di Napoli
Rinomata per le sue numerose botteghe della carta e di articoli di cancelleria, frequentatissima in particolar modo nei giorni immediatamente precedenti alla festività della Befana perché stracolma di giocattoli e dolciumi per i più piccoli, Piazza Mercato ha un cuore che batte in modo incessante ogni giorno.
La chiesa e la piazza sono tuttora le protagoniste della festa del Carmine che si tiene il 15 luglio, omaggiata dai fuochi d’artificio che emulano l’incendio del Campanile ed il suo eccezionale spegnimento grazie alla Madonna Bruna.
Nel passato anche prima che lo slargo fosse incluso nelle mura angioine, Carlo d’Angiò vi collocò il mercato, che diventerà uno dei più famosi e vivaci del Mezzogiorno. Dopo il devastante incendio del 1781 le baracche di legno furono rimpiazzate dalla struttura semicircolare in muratura che è visibile attualmente.
Il perimetro della piazza include anche due cappelle, entrambe deteriorate dall’incendio e dedicate alla Santa Croce. Una individuava il luogo dove era stato ucciso Corradino e l’altra, nata più tardi, era posta sul recinto chiamato “i Morticelli”, realizzato dopo la peste del 1656.
Inizialmente le luci bastavano per indicare che sotto la piazza esisteva una sepoltura comune, ma con il tempo la gente cominciò a dimenticare il motivo di quel recinto, assediato in modo invadente da giochi e frivolezze varie.
Da Masaniello al 1799: le rivolte di Napoli iniziano e finiscono qui
Piazza Mercato non fu solo commercio ma anche luogo della forca e scenario di episodi cittadini tristi e determinanti. Nel 1647 prendeva le mosse da questa piazza la rivolta capeggiata da Masaniello, che sempre qui, nel convento del Carmine, fu ucciso a tradimento. Masaniello fu seppellito nella chiesa, ma nel 1799 Ferdinando IV di Borbone ne ordinò la rimozione per evitare che diventasse luogo di culto popolare per i napoletani.
Oggi una lapide indica il luogo della sepoltura.  Proprio la rivoluzione del 1799 trovò in questa zona il suo tragico epilogo perché tutti quelli che vi presero parte, comprese le donne, vi furono giustiziati.
L’ultima a essere mandata al patibolo fu Luigia Sanfelice che riuscì a rimandare la sua condanna grazie ad una finta gravidanza, ma solo per poco, fino all’11 settembre 1800.
Informazioni per la visita alla Chiesa del Carmine
Dove:Â zona porto commerciale
Come arrivare:Â autobus 151 o tram 1. A piedi dal centro circa 1 km
Orari di apertura: Mattina: ore 6.30. Pomeriggio : ore 16.00Â
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