Roscigno Vecchia è uno dei tanti borghi italiani vittima della forza della natura, che, durante i secoli, ha deciso di tormentarlo. Ricostruito più volte, perché più volte colpito da frane, è stato abbandonato su ordinanza, a partire dal 1902. Poco per volta Roscigno ha cominciato a svuotarsi dei suoi abitanti. Non tutti, però, hanno accettato di lasciare immediatamente le loro case, i loro ricordi. Pertanto è iniziata una migrazione lenta, che ha portato all’abbandono quasi totale del paese sul finire degli anni ‘50 e ‘60 del ‘900, tra Roscigno Nuova, e i paesi confinanti. Siamo sulle montagne del Parco Nazionale del Cilento, in Campania, e raggiungere Roscigno non è sempre facile a causa di alcune strade dissestate. Ma questo fa parte del fascino della scoperta di questo straordinario luogo, simbolo di un’Italia che non c’è più. Il comune di Roscigno è diviso tra Roscigno Vecchia e Roscigno Nuova, più a valle. La sua storia risale circa all’anno 1000, quando nacque come borgo dedito all’agricoltura. Il centro storico di Roscigno Vecchia è posto su una collina, per difendersi, all’epoca, da eventuali attacchi dal mare. Oggi, di questo centro storico, non rimangono che case abbandonate.
Giuseppe Spagnuolo
Dei suoi abitanti, un solo uomo ha deciso di ribellarsi alla forza della natura e di sfidare l’instabilità del terreno. Si chiama Giuseppe Spagnuolo, ed è attualmente l’unico abitante tenace che continua a vivere a Roscigno Vecchia, perché gli è stretto il ricordo delle sue origini.
Dal ‘96 Giuseppe si è trasferito in una delle case del paese, e se ne sta là , in poco più di 20 metri quadri tra centinaia di cappelli e cravatte di tutti i tipi ricevute in regalo da chiunque passa a trovarlo. È un uomo famoso Giuseppe, e sicuramente la sua storia ha contribuito a conferire a Roscigno l’onore delle cronache.
Roscigno Vecchia: la "Pompei del '900"
Testate giornalistiche diffondono la scoperta di Roscigno come paese fantasma, paragonanandolo alla Pompei del ‘900. Il paese con le lancette dell’orologio ancora ferme al tempo in cui non c’erano le auto, non c’era il telefono, non c’erano connessioni.
E a voler conoscere Roscigno e il suo unico abitante sono veramente in tanti. Anche la National Geographic ha portato qui le sue telecamere per raccontare questa storia speciale.
E allora Giuseppe non è mai solo. Apre le porte a tutti coloro vanno a trovarlo. E ogni giorno dell’anno, c’è sempre qualcuno che lo fa. Cosi fa da cicerone ai turisti e legge le lettere che gli scrivono dall’Olanda, dalla Germania, da qualunque parte del mondo. Gli scrivono che torneranno a trovarlo.
Roscigno Vecchia e il borgo fantasma
Abbiamo visitato Roscigno una mattina d’estate e in questa meravigliosa piazza riconquistata dall’erba abbiamo riconosciuto subito Giuseppe, il custode del borgo di Roscigno. Indossava un sombrero di paglia regalatogli da chissà chi e fumava la sua pipa con foglie di carciofo essiccato. Siede su una panchina, all’ombra di un albero. Con gli occhi di chi ha visto tante cose, racconta che è stato un emigrante, che ha girato l’Italia e il mondo, svolgendo diversi lavori. È tornato qui nella sua terra d’origine quando non aveva più un impiego. Dalla panchina ci indica quello che un tempo era il Bar Roma. Oggi resta in piedi solo un pezzo di questo posto che in passato animava il borgo. L’altro pezzo è andato distrutto.
La sua casa è il racconto di una personalità e della sua intera esistenza: libri, cappelli, cravatte. Un fornellino per farsi da mangiare, peperoncini appesi, un camino per riscaldare i giorni freddi e un letto, il suo letto. Un suo ritratto soddisfatto e una foto di Roscigno di quando faceva freddo. Si affaccia al suo balcone e dà da mangiare ai gatti. C’è una colonia felina, gatti grandi e piccoli e altri in arrivo. Non è certo solo, tra le strade solitarie di Roscigno, Giuseppe.
Visitare Roscigno Vecchia
Tutto il centro storico di Roscigno Vecchia ha mantenuto inalterato l’intero arredo urbano. Per questo motivo, è entrato nella lista dei siti Patrimonio Unesco. Nella piazza del borgo, dedicata a Giovanni Nicotera si respira calma e un silenzio che non assomiglia a nessun’altra piazza. Qui si coglie tutta l’essenza di Roscigno. Da qui si scorge la fontana in pietra grezza giusto al centro, il lavatoio pubblico, l’insegna del Bar Roma.
La Chiesa di San Nicola a Roscigno
Poi, su un piano sopraelevato, c’è la Chiesa di San Nicola di Bari. La chiesa madre settecentesca, colpita da un incendio più di duecento anni fa, sconsacrata e abbandonata. Sembra intatta dall’esterno eppure non è possibile visitarla. Chiusa recentemente perché pericolante e con un altare sprofondato. Dalle fessure del suo portale, rubiamo qualche scatto dell’interno a tre navate, un soffitto affrescato, e un’architettura in rovina. E’ bellissima. Da guardarla per ore sui gradoni di pietra, dove il silenzio è assoluto e l’aria è fresca.
Le botteghe di Roscigno Vecchia
Le insegne sbiadite dal tempo ricordano le vecchie botteghe del paese. Alcune sbarrate, altre sfondate. Dai cancelli si intravedono, sui tavoli da lavoro, vecchie fucine di un fabbro, scarpe ancora appese di un ciabattino, che non consegnerà mai il suo lavoro. Mura crollate, travi spezzate. Come i sogni di molti abitanti che hanno sperato di tornare a vivere a Roscigno.
Altre strade sono completamente inaccessibili, altre case hanno gli ingressi chiusi con corde per il pericolo di crolli. Eppure sembra davvero rivivere questo posto, quando ascolti gli usignoli, che hanno dato il nome a questo paese, cantare fra i suoi secolari castagni. E su una panchina della piazza, all’ombra degli alberi ti chiedi quanto tempo resteranno ancora in piedi queste case e cosa si potrebbe fare per evitare la scomparsa di questo museo a cielo aperto qual è Roscigno.
Il Museo di Arte Contadina di Roscigno
A conservare le testimonianze, gli usi e i costumi della civiltà contadina di Roscigno, ci ha pensato il Museo di Arte Contadina, che si trova in una sala dell’ex municipio del paese. Sono circa 500 i pezzi esposti, ordinati secondo i temi dei cicli lavorativi. Sei sale dedicate, dove viene mostrata la produzione del vino, dell’olio, del formaggio, del pane; la lavorazione dei campi, il ciclo del grano, la mietitura, la lana.
Tutto racconta dello stretto legame tra la popolazione e l’ambiente naturale.
Tutto per riportare in vita i momenti quotidiani di un tempo.
Informazioni visite
Il museo è aperto tutti i giorni dalle ore 9:00 alle ore 13:00
Il Sabato e la Domenica anche dalle ore 15:00 alle ore 17:00
Per visite e informazioni telefonare allo 0828 963 377
Roscigno Vecchia: cosa vedere nei dintorni
Qualche chilometro distante da Roscigno, si giunge all’area archeologica di Monte Pruno, il monte più elevato di Roscigno e punto di un insediamento enotrio e lucano.
Durante alcuni scavi condotti nel 1938 è stata ritrovata una tomba principesca con un ricco corredo sepolcrale, oggi conservato nel Museo Archeologico provinciale di Salerno. Altre tombe sono state ritrovate negli anni ’80 datate al V e al VI secolo a.C.
Roscigno e il Presepe '900
Durante il periodo natalizio, da qualche anno, il Comune di Roscigno insieme con la Pro Loco e altre associazioni, organizza l’evento Presepe ‘900.
Un viaggio indietro nel tempo dove è possibile assistere ad una vera e propria rievocazione religiosa del Presepe Vivente a Roscigno Vecchia. Più di 100 figuranti trasmetteranno ai visitatori l’emozione di riscoprire le antiche arti e gli antichi mestieri di un tempo. Il tutto per valorizzare questo territorio dall’estrema bellezza, natura e cultura.
Per info contattare la Pro Loco Roscigno Vecchia: info@roscignovecchia.it – tel 0828 963377.