Circondata dal caos del traffico e assalita dalle insegne pubblicitarie dei negozi, Piazza San Domenico Maggiore sembra mendicare un po’ di spazio tutto suo. Nonostante sia stretta da un grande confusione di folla e bancarelle, il maggior pregio di questa piazza è che ammalia gli occhi di chi vi posa la sguardo.
Come se il tempo si fermasse e tutto ciò che scorre all’esterno sia solo silenzio, Piazza San Domenico Maggiore incanta i turisti per il suo essere una “realtà dimenticata” in cui tutto ciò che è moderno appare insopportabile e fuori posto.
Quando ci si ritrova di faccia la piazza, venendo da via Benedetto Croce, si ha subito la sensazione che abbia una struttura molto interessante grazie al monumentale obelisco che si innalza maestoso in posizione centrale.
A destra spicca il palazzo Casacalenda dove vi è la sede della famosa pasticceria Scaturchio, una delle più rinomate della città . A sinistra abbiamo il Palazzo Petrucci, seguito immediatamente dalla basilica di San Domenico Maggiore. Di fronte il palazzo Corigliano e sulla sinistra il Palazzo de’ Sangro.
Attualmente la Piazza, che è stata finalmente pedonalizzata, è molto frequentata sia di giorno che di notte dagli studenti che si aggirano tra un’università a un’altra e dai turisti che, chiusi in un recinto di preziosa storia, gustano un semplice caffè.
La Piazza intoccabile
Nel passato questa piazza era semplicemente uno slargo situato ai margini della città percorso dalla murazione del IV secolo a. C. e invaso per la maggior parte da orti.
I sovrani aragonesi resero questo semplice slargo il luogo favorito dalla nobiltà , il cui nucleo fondamentale era quello della chiesa dei Domenicani, che ospitava le spoglie della dinastia. Il progetto di rinnovamento che investì l’area provocò l’apertura di un nuovo ingresso della chiesa che dava sulla piazza, per favorire i flussi intensi di persone che convenivano alle affollate cerimonie della corte.
La piazza diventava così uno dei posti più frequentati della città : un salotto mondano sotto le stelle, crocevia di potenti e sudditi, palcoscenico di eventi gioiosi e tristi. Ma anche quando cominciò a svilupparsi la città moderna intorno all’asse di Toledo, la piazza continuò ad essere dimora prescelta dalle famiglie nobili, che vi edificarono i propri palazzi.
L’insieme di elementi architettonici eterogenei risalenti a periodi e scuole diverse salta all’occhio di chi osserva questa particolarissima piazza, ma non ne sconvolge la peculiare armonia. Il mantenimento attento e curato della piazza era così importante che il re Ferdinando IV, per tutelarne il decoro, fece murare nel 1764 nelle pareti della chiesa una lapide in cui si vietava espressamente di “giocare a carte, palle o schiassare” e anche di “farvi vendita di frutti, melloni, deporvi sfrattature o immondezze, mettervi posti d’affittare sedie o banchi di cambiavalute“.
La Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli
Sorta in un zona precedentemente occupata dalla chiesa romanica di S. Michele Arcangelo, la basilica di San Domenico fu edificata nel 1283, su commissione di Carlo II d’Angiò, quando furono convocati a Napoli due importanti architetti francesi, forse gli stessi che realizzarono il Maschio Angioino, e diedero loro l’incarico di una ristrutturazione completa.
La nuova struttura acquisì un aspetto indubbiamente gotico una volta terminati i lavori, ben 40 anni dopo, nel 1324.
La facciata si situa sulla piazza dalla parte dell’abside e, di primo impatto, senza considerare la grande scalinata laterale, sembra una torre merlata con un vasto rosone al centro. Il grandioso interno è a tre navate, sostenute da alti pilastri, e comprende 16 cappelle con diversi sepolcri regali e di personaggi illustri, ma anche con reliquie di beati benedettini. Potrete ammirare dei bellissimi affreschi  di Tiziano, Pietro Cavallini, Francesco Solimena e Caravaggio.
Il complesso monumentale per diversi anni del Seicento e del Settecento accolse l’Università di Napoli, ma nel XV secolo fu gravemente danneggiato da un terremoto e dopo appena un secolo anche da un incendio.
Nel 1706 fu sottoposto ad un decisivo rinnovamento di stile barocco e nel 1850, grazie ai lavori di ristrutturazione organizzati da Francesco Travaglini, assunse quello che è l’aspetto odierno. E’ interessante sapere che nel convento adiacente visse e fu molto attivo nelle sue opere Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa.
L'Obelisco di San Domenico Maggiore
L’innalzamento del grandioso obelisco, commissionato dai Domenicani e dagli eletti della città , fu stabilito come segno di ringraziamento per la conclusione della terribile pestilenza del 1556, durante la quale morirono ben due terzi degli abitanti di Napoli.
I lavori cominciarono due anni dopo seguendo le indicazioni non si comprende ancora bene se di Francesco Picchiatti o di Cosimo Fanzaga, ma di sicuro furono bloccati per alcuni anni, per riprendere poi sotto la guida di Domenico Vaccaro che li concluse nel 1737.
L’obelisco ha l’aspetto di una piramide molto slanciata, sormontata da una preziosa statua di S. Domenico, ed è ricco di bassorilievi, statue, medaglioni e marmi.
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