Il Duomo di Napoli, l’imponente cattedrale situata sull’ottocentesca via Duomo, si erige vistosa nel cuore della città greco-romana tra il decumano superiore, via Anticaglia, e il decumano maggiore, via Tribunali. In età alto medievale tutta questa zona si chiamava Platea Summae e si contraddistingueva per i numerosi edifici fortificati sia dedicati al culto che all’aristocrazia.
La realizzazione del Duomo, costruito per volere dell’imperatore Costantino I che lo arricchì molto con le sue donazioni, non possiamo collocarla con precisione nel tempo, ma è avvenuta di sicuro in seguito alla fine dello Scisma d’Oriente, sull’area di un tempio dedicato ad Apollo.
I lavori per la costruzione della cattedrale iniziarono probabilmente durante il Regno del fondatore della dinastia angioina Carlo I, mentre le parti più antiche della chiesa, la tribuna e le cappelle vicine, risalgono al 1270 circa. L’opera di edificazione continuò durante il regno di Carlo II e di Roberto, sotto cui ci fu il completamento della struttura. Nel 1314 il Duomo fu dedicato all’Assunta per volere di Umberto d’Ormont, originario della Borgogna.
Un po' di storia del Duomo di Napoli
La zona in cui si innalza imponente il Duomo ha accolto fin dall’antichità diversi edifici sacri come i templi pagani prima e in seguito l’oratorio di Santa Maria del Principio, il battistero di San Giovanni in Fonte e varie cappelle. Mentre parte di queste strutture è ancora esistente ed è incorporata nella fabbrica dell’attuale cattedrale e dell’episcopio, gli altri monumenti sono andati perduti nel corso dei lavori di ristrutturazione che ha subito l’area. Tutta la struttura del Duomo infatti è stata sottoposta a molti e non sempre validi restauri, ma i danni sono arricati anche alle diverse eruzioni del Vesuvio e dai terribili terremoti. Nel 1349 un potente sisma fece crollare l’originaria facciata di età angioina della cattedrale, insieme con la torre campanaria.
La facciata del Duomo di Napoli
La facciata del Duomo, alta circa 50 metri, è dotata di tre portali: due laterali e uno centrale. I portali sono entrambi in asse con le navate laterali e le cappelle absidali dedicate ai santi. La porta di destra veniva dischiusa soltanto per le festività che celebrano San Gennaro e in alcuni casi straordinari. La facciata della cattedrale ha subito nel corso degli anni molti cambiamenti radicali.
L’autentica facciata trecentesca del Duomo andò quasi del tutto perduta, molto probabilmente già per il terremoto del 1349. Rimangono soltanto alcuni ornamenti della facciata originale come i leoni del portale maggiore, che però forse sono originari della distrutta tomba di Carlo Martello, e la marmorea Madonna con Bambino nella lunetta centrale, opera di Tino di Camaino.
Il Baboccio realizzò tutte le parti che costituiscono il portale maggiore: i gruppi di angeli in rilievo, la cuspide, il clipeo superiore con l’Incoronazione della Madonna, le figure di San Pietro e San Gennaro con il cardinale Enrico Capece Minutolo.
La parte superiore non riuscì ad essere completata del tutto a causa della morte non solo dei committenti ma anche del Baboccio, ma fu anche gravemente danneggiata dal terremoto del 1456.
Gli interni del Duomo di Napoli
La navata centrale, larga ben 15 metri, è stata visibilmente riadattata nel corso dei secoli. I numerosi restauri a cui è stata sottoposta hanno mutato ovviamente il suo aspetto, anche gli ammodernamenti le hanno conferito un aspetto magari non troppo coerente, ma molto affascinante. L’interno si presenta a croce latina a tre navate con una profondità di circa 100 metri, proprio come l’autentica struttura trecentesca.
Le navate sono divise da sedici pilastri, otto per lato, su cui poggiano gli archi ogivali. Nei pilastri sono incluse 110 colonne di granito orientale e africano. Il soffitto era in origine a capriate lignee, ma nel 1621 il cardinale Decio Carafa lo fece realizzare a cassettoni, così come è ancora oggi.
In seguito al terremoto del 1732 il cardinale Giuseppe Spinelli organizzò nuovamente l’area dell’abside e successivamente il cardinale Sersale rivestì di marmi i basamenti dei pilastri gotici.
Il rinnovamento più sostanzioso fu fatto nel XIX secolo e aveva il compito di riportare il Duomo all’originale bellezza gotica, ma questi intenti fallirono perché quei cambiamenti resero ancora più difficile l’interpretazione dello stile del monumento.
La controfacciata
Sul portale maggiore all’interno della facciata, secondo le disposizioni del Fontana, in alto è posto il monumento sepolcrale di Carlo I d’Anjou, nel cento a destra c’è quello di Carlo Martello, re d’Ungheria, e a sinistra c’è sua moglie, Clemenza d’Asburgo. Questi monumenti sono gli unici elementi rilevanti della controfacciata.
Le lastre tombali e la pavimentazione
La famiglia Caracciolo vantava dei diritti su tutto il pavimento del Duomo, rivendicando il beneficio di sistemarvi lapidi e stemmi di famiglia. Per dare un freno a queste prepotenze il Cardinale Spinelli fece realizzare, a sue spese, una risistemazione del pavimento del coro e del transetto ai piedi della tribuna.
I meravigliosi dipinti di Luca Giordano
I dipinti che abbelliscono la sommità delle pareti della navata e del transetto e che accarezzano le finestre raffiguranti gli Apostoli, i Padri e i Dottori della Chiesa, sono ad opera di Luca Giordano su commissione del cardinale Innico Caracciolo. Luca Giordano eseguì anche le tele circolari che rappresentano i Santi patroni di Napoli, poste sui pennacchi tra le grandi arcate a ogiva.
Le navate
All’inizio della navata di sinistra, partendo dalla controfacciata, si dischiude l’accesso alla scala del torrione che conduce al Tesoro Vecchio. In quest’area era ospitata la Compagnia della morte, detta anche confraternita di Santa Restituta dei Neri.
I confratelli che indossavano il “sacco” nero avevano il compito di dare sepoltura ai napoletani morti improvvisamente, che quindi non potevano provvedere al proprio seppellimento. Quando parte del Duomo e del torrione venne meno a causa del terremoto del 1456, le ampolle del sangue di San Gennaro erano custodite nel Tesoro Vecchio e il fatto che rimasero intatte fu considerato un vero e proprio miracolo.
Le ampolle furono messe a rischio anche nel 1557 quando il tesoriere Mariano Catalano, che aveva fra le mani la reliquia del sangue, scivolò per l’antica scala lignea a chiocciola senza però nessuno danno per le boccette.
All’interno della navata ci sono la cappella Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe e quella dei Teodoro, dedicata a San Tommaso.
La basilica paleocristiana di Santa Restituta
Una porta posta sulla navata sinistra della cattedrale conduce alla basilica di Santa Restituita, un’interessante testimonianza dell’arte paleocristiana a Napoli. In questa basilica si accede non solo alla zona archeologica che si trova sotto il Duomo, dove vi sono importanti resti della città greco-romana e paleocristiana, ma anche al battistero di San Giovanni in Fonte. Nella navata destra è posta la cappella di Nicola di Mira e del Crocifisso dove c’è il piccolo quadro della Vergine Addolorata. Questo quadro fu portato in cattedrale nel 1809 e si narra che appartenesse ad una pia donna che vide grondare sudore dalla tela. Inoltre ci sono la cappella di San Gennaro, della Pentecoste e della famiglia Carbone.
La cripta di San Gennaro
Il Cardinale Oliviero Carafa il 10 dicembre del 1497 diede avvio alla realizzazione di una cripta, sottostante l’altare maggiore della cattedrale, che doveva avere il compito di custodire le Sacre reliquie di San Gennaro.
I lavori della cripta furono assegnati a Tommaso Malvisto che, non potendo alzare il soffitto della tribuna che era già piuttosto alto rispetto al piano del transetto, dovette scavare in profondità .
Questa tecnica favorì la costruzione di un ambiente dalle armoniose forme rinascimentali. Questa struttura, con le sue rifiniture in marmo e la concordanza delle proporzioni, destò sin dalla sua inaugurazione, grandi elogi e ammirazione.