San Vito Lo Capo ha circa 900 hotel è questo la dice lunga sul successo turistico di questa destinazione trapanese, in Sicilia.
I motivi per spiegare questa ondata di italiani che ogni anno la sceglie come destinazione estiva sono semplici: un mare cristallino che non ha nulla da invidiare alle mete caraibiche. Basta guardare una foto della famosa Spiaggia Urbana per accorgersi che non è un’esagerazione.
A luglio e agosto questo incide sullo spazio disponibile in spiaggia e sulla possibilità di trovare parcheggio, ma nonostante questo San Vito resta una meta molto tranquilla e rilassante.
Se si evitano le spiagge più affollate e ci si allontana di pochi minuti, si trova solitudine e bellezza nella Riserva dello Zingaro o nelle calette tra Castelluzzo e Macari.
La vita cittadina si svolge intorno a Corso Novara in cui spicca la Fortezza – Santuario dedicata al culto di San Vito e che da secoli attira migliaia di pellegrini ogni anno.
Basta spostarsi di pochi chilometri per trovare meraviglie della storia e dell’architettura: Segesta con i suoi templi mitici, Erice con la sua storia millenaria, Scopello con la sua tonnara e i faraglioni.
Insomma, San Vito non è solo una meta di mare bellissima ma è ideale anche per chi cerca una vacanza culturale in uno dei posti più belli d’Italia.
In questa pagina vi consigliamo le 10 cose da fare e vedere assolutamente a San Vito Lo Capo durante un week end o una vacanza.Â
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La Fortezza-Santuario
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Passeggiando lungo via Savona, la più affollata di San Vito Lo Capo, non si può evitare che lo sguardo cada sul Santuario-Fortezza di San Vito. Un edificio dall’architettura singolare, quasi unica, che per secoli ha svolto un ruolo militare, civile e religioso.
Qui ha vissuto San Vito prima di subire il martirio e subito dopo la sua morte pellegrini da tutto il mondo venivano a pregare il santo nella piccola cappella a lui dedicata.
Per difenderli dai pirati che martoriavano le coste siciliane si costruì intorno alla cappella una struttura con ricoveri per proteggere i pellegrini in preghiera.
Da quel momento è iniziata la continua trasformazione di questa chiesa che da fuori non sembra affatto una chiesa: ha una base di 104 metri, è alta circa 16 metri e ha delle mura in pietra intagliata che in alcuni punti raggiungono i due metri e mezzo.
La torre con merli ghibellini e l’assenza di aperture sulle pareti, tranne le feritoie, ci ricordano la storia militare di questo luogo; il rosone, le nicchie, il campanile, invece, quella religiosa; lo scalone interno, i balconi e le terrazze con giardini quella civile. All’interno colpisce subito la centrale cappella di San Vito Martire con una spettacolare tribuna: al centro c’è una statua di San Vito giovinetto e intorno i santi.
Da qui si accedere a un vano ipogeo dove un tempo c’erano il “Pozzo di San Vito” con un’acqua considerata miracolosa. Nell’ipogeo c’è un reliquario in argento che ospita un pezzo del cranio del santo.
Non perdetevi la visita al piccolo ma meraviglioso museo che tutti i turisti distratti si perdono: ci sono argenti, doni per le grazie ricevute dal santo, una statua lignea dell’Immacolata e molti altri oggetti.
Dal museo si accede, attraverso lo scalone nobile, al terrazzo con una vista magnifica su San Vito e sul giardino della fortezza.
Orari di apertura e costo del biglietto della fortezza-santuario di San Vito
Orari di apertura: tutti i giorni dalle 8 alle 23.
Costo del biglietto: gratis.
La Riserva dello Zingaro
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Dalla Tonnarella dell’Uzzo di San Vito Lo Capo inizia la Riserva dello Zingaro, uno straordinario tratto di costa che finisce a Scopello, nel territorio di Castellammare del Golfo.
Sono “solo” 7 km di cammino, ma che meraviglia lungo il percorso! Partiamo dalle 7 calette che si susseguono lungo il percorso: Cala Tonnarella dell’Uzzo, Cala dell’Uzzo, Cala Marinella, Cala Berretta, Cala della Disa, Cala del Varo e Cala Capreria.
La prima cala (Tonnarella) si trova a soli 20 minuti di cammino dall’ingresso di San Vito, quindi è la più affollata: man mano che ci si addentra nella riserva la presenza umana diventa più rarefatta, quindi le cale centrali sono quasi sempre solitarie o poco affollate.
Il percorso non è facile da affrontare, però si può scegliere come affrontarlo: c’è un percorso più alto, quasi di montagna, molto ripido che è adatto a persone allenate e preparate; il percorso collinare effettua un saliscendi faticoso ma accessibile; poi c’è il percorso costiero più lineare e mediamente faticoso.
La riserva ha dei percorsi prestabiliti che è consigliabile seguire senza avventurarsi, soprattutto per i meno esperti: il cammino è accidentato e non ci sono bar o ristoranti. Portatevi tanta acqua potabile, scarpe comode e un cappello per proteggersi da sole.
Il modo migliore per visitarla è iniziare il cammino presto, fare delle soste in una cala e poi riprendere il cammino.
Per fare una pausa ci sono anche 5 piccoli musei: delle Attività Marinare, della Civiltà contadina, della Manna, Naturalistico e dell’Intreccio.
Sono piccolissimi ma raccontano, ognuno, la straordinaria storia della civiltà marinara e contadina della Sicilia. Da non perdere assolutamente la salita verso Borgo Cusenza, un gruppetto di case abitato per millenni e oggi disabitato.
Un borghetto dove viveva un centinaio di persone completamente autosufficienti: avevano pochissimi contatti con il mondo esterno e si sostenevano solo con la pesca e l’agricoltura della Riserva.
Orario di apertura e costo del biglietto per la Riserva dello Zingaro
Come arrivare alla Riserva: si entra nella Riserva da San Vito lo Capo o Scopello. Nel primo caso seguire le indicazioni per San Vito (Villaggio Calampiso – Riserva Zingaro); nel secondo per Castellammare del Golfo e poi Scopello.
Orari di apertura: orario estivo dalle ore 7.00 alle ore 19.30; orario invernale: dalle ore 8.00 alle 16.00. Se c’è vento forte la Riserva è chiusa.
Costo del biglietto: adulti 5 euro; ragazzi fino ai 14 anni, 3 euro.
La spiaggia di San Vito
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Se avete mai visto una foto di San Vito Lo Capo, probabilmente ritraeva la sua famosa spiaggia urbana: da un lato c’è Monte Monaco con la sua caratteristica forma, dall’altra il faro di San Vito.
Sono 3 km di sabbia finissima che si tuffano in un mare cristallino, quasi caraibico: non a casa questi sono chiamati i “Caraibi d’Italia”. Nulla da invidiare ai colori che si vedono nelle cartoline di luoghi esotici distanti migliaia di chilometri dall’Italia.
Ovviamente l’atmosfera è tipicamente italiana e siciliana: a luglio e agosto è molto affollata e si fa a gare per prendere i posti più vicini al mare, tra gli ombrelloni dei lidi.
La sabbia è chiarissima, l’acqua mai fredda e quasi sempre calma, adatto anche ai bambini perché degrada lentamente.
Superati i metri in cui “si tocca”, la spiaggia urbana di San Vito diventa un paradiso per chi ama maschere e pinne: i fondali, infatti, sono ricchi Posidonie e pesci.
La spiaggia è stata più volte premiata con la Bandiera blu e con quella verde, rilasciata dai pediatri come spiaggia adatta ai bambini.
Alle spalle della spiaggia c’è il lungomare di San Vito con bar, ristoranti e negozi e subito dopo il paese con le sue caratteristiche case bianche.
Non è facile trovare parcheggio nelle immediate vicinanze del lungomare ma ci sono molte piazzole di sosta a pagamento tra i vicoletti.
Le spiagge di Macari e Castelluzzo
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Prima di arrivare a San Vito Lo Capo si apre un ampio panorama sopra una serie di spiagge, baie, calette e grotte: è il tratto di costa che si stende intorno ai borghi di Macari e Castelluzzo, a 3 minuti di auto da San Vito ma un altro mondo.
Qui le case sono poche, avvolte da una vegetazione mediterranea e tutto intorno il blu del mare e un cielo infinito. Si parte da la Calazza, in parte sabbiosa ma con i ciottoli in acqua, accerchiata da macchia mediterranea e quasi isolata.
Questo tratto di costa arriva fino alla Baia di Santa Margherita e si raggiunge con un trenino che parte dalle due grandi aree parcheggio e fa sosta in tutte le 5 cale e spiagge che si trovano lungo la costa.
Il fondale sabbioso e la lunghezza (250 metri) la rendono l’alternativa ideale all’affollata spiaggia di San Vito.
Prende il nome da una cappella dedicata alla santa che si trova lungo la strada. Questo è uno dei tratti di costa più belli, panoramici e intatti d’Italia. Più avanti c’è la grande spiaggia di Macari, dalle piccole calette frastagliate: qui si apre la Cala del Bue Marino, premiata nel 2016 con il concorso di Legambiente “La più bella sei tu”.
Subito dopo c’è l’Isulidda (piccola isola), che prende il nome dall’isoletta che si trova di fronte. Alzando gli occhi c’è la Torre dell’Isulidda, posta a guardia di questo tratto di costa.
Lungo la strada merita una sosta e qualche foto la Cappella di Santa Crescenzia, una piccola cappella in stile moresco costruita nel XIII sec in onore della nutrice di San Vito, Crescenzia.
Il miglior tramonto d’Italia si gode dal Belvedere di Macari, lo riconoscerete dalla folla di persone in attesa!
La Tonnara del Secco
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L’ultima volta che in questa tonnara si sono calate le reti è stato nel 1965: da allora la Tonnara è chiusa, ma la sua architettura secolare resta in piedi, anche se un po’ malmessa e pericolante.
Prende il nome dai bassi fondali che sono di fronte agli edifici, che permettono di fare un bagno in tranquillità anche ai più piccoli.
La storia di questa tonnara inizia nel paleolitico perché nelle grotte lì intorno sono stati ritrovati resti della pesca del tonno.
Furono poi i romani a usare le vasche per lavorare il pesce e creare il garum, il condimento preferito della tavola romana.
Autorizzata nel 1412 da Ferdinando d’Aragona, la tonnara apparterrà al Monastero di Santa Rosalia di Palermo fino al 1872, quando i beni ecclesiastici saranno messi in vendita dal neonato Stato italiano. Gli edifici che vediamo oggi furono costruiti a partire dal 1872 dal Cav.
Vito Foderà , già proprietario della Tonnara Magazzinazzi di Castellamare. Dopo la morte di Foderà la Tonnara fu acquistata dai fratelli Plaja nel 1929 che la gestirono fino al 1965, anno della chiusura.
Acquistata dal tour operator Valtur, poi fallito, la tonnara oggi aspetta un piano di rilancio.
La tonnara è famosa in tutta Italia anche perché è stata usata come set per alcuni episodi di Montalbano (Il giro di boa) e per la fiction “Cefalonia”.
Oggi la tonnara conserva ancora barche in disuso e reti per la pesca, conservate nei vari magazzini.
Il lungo lastricato in cemento da cui scendevano le barche è il posto ideale per una giornata di sole con il mare blu a pochi metri.
Non ci sono bar, ristoranti o acqua potabile, quindi è consigliabile andare attrezzati.
Orari di apertura e costo del biglietto della Tonnara del Secco
Indirizzo: in Via del Secco, a 3 km da San Vito Lo Capo lungo la strada per la Riserva dello Zingaro
Orari di apertura:Â ingresso sempre aperto.
Costo del biglietto : Â gratis
Il faro di San Vito
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Se si osserva il panorama di San Vito dalla spiaggia urbana, in fondo a sinistra si nota la sagoma del faro cittadino, uno dei più antichi e utili del Mediterraneo.
Dal 1859 le sue luci segnalano ai naviganti la secca rocciosa che si trova proprio davanti San Vito e che nel corso dei secoli ha affondato navi di tutti i popoli.
Il faro è formato da un caseggiato basso in cui vive il farista e il faro vero e proprio, una torre di 40 metri da cui parte un raggio di luce che copre 20 miglia marine.Â
Si arriva al faro con una passeggiata di 10 minuti dal centro, in una zona che di solito non è molto frequentata dai turisti.
L’atmosfera è magica soprattutto al tramonto o di sera, quando il faro inizia a funzionare. Purtroppo è zona militare e non è visitabile ma ne vale davvero la pena.
Tutto intorno c’è una zona scogliera con un’acqua cristallina senza molta folla. Da qui, poi, si ammira un panorama privilegiato e straordinario su tutto il golfo di San Vito Lo Capo.
Scopello e la Tonnara
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A pochi chilometri da San Vito Lo Capo, dall’altro lato della Riserva dello Zingaro c’è Scopello, frazione di Castellammare del Golfo, uno dei borghi più belli d’Italia.
In realtà non è un vero borgo ma un baglio, un edificio fortificato con un ampio cortile. Nella piazzetta del baglio si concentra la vita del paese e dei turisti che vengono a visitarlo: bar, ristoranti e botteghe in pochi metri quadrati, con al centro un grande albero di eucalipto che dà ombra di giorno e profuma l’aria di sera.
Tutto intorno al baglio solo qualche ristorante, caffè e case in affitto per i turisti in cerca di tranquillità .
Sul borgo vigila la Torre Bennistra, la più maestosa delle torri di avvistamento di questo tratto di costa: raggiungerla è un’esperienza da fare, ma solo al mattino presto quando il sole non picchia perché si trova nella parte più alta del borgo e si raggiungono i 202 mt sul livello del mare.
Il panorama è magnifico perché spazia su tutto il golfo di Castellammare. Scopello è famoso soprattutto per la Tonnara con i faraglioni, una delle meglio conservate della Sicilia.
Costruita intorno al 1200, nell’ultimo periodo di attività è appartenuta alla famiglia Florio, fino alla definitiva chiusura nel 1981.
Sono visibili e perfettamente conservati i magazzini per le reti e le barche, gli edifici dove vivevano i pescatori e il direttore della tonnara e altre strutture di supporto.
In questi locali oggi è possibile fare una visita guidata anche con proiezioni sulla storia della tonnara.
Meraviglia del luogo sono i due faraglioni che si possono raggiungere a nuoto con pochissime bracciate: i fondali sono di un blu intenso con una ricca flora e fauna marina.
La tonnara è a pagamento e con posti limitati, quindi è consigliabile arrivare presto al mattino soprattutto nei periodi più turistici. All’interno ci sono distributori automatici e un piccolo punto di ristoro.
Orari di apertura e costo del biglietto della Tonnara di Scopello
Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 17.
Costo biglietto: 4 € a persona.
Segesta e Castellammare del Golfo
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A circa 1 ora di auto da San Vito Lo Capo c’è un luogo mitico della storia d’Italia: è Segesta, che secondo la leggenda fu fondata da Enea, il profugo troiano la cui discendenza avrebbe poi fondato Roma.
Nell’Eneide Virgilio racconta che Enea, insieme ad Aceste, che già governava su Erice, fondò Segesta per farci vivere uomini, donne e bambini che erano stanchi di navigare alla ricerca di una terra in cui rifugiarsi.
Segesta fu una città potente e ricca, sempre in guerra con la vicina Selinunte: di quel periodo d’oro resta il magnifico tempio greco, una visione che spunta tra la vegetazione brulla di questo luogo.
Trentasei colonne doriche, alte 10 metri e perfettamente conservate, erano il luogo di culto per gli Elimi.
Durante il Grand Tour in Italia questo tempio fu visitato da Goethe e divenne una delle mete di chi visitava l’Italia: si ritiene che la riscoperta dell’architettura greca e del dorico che portò al neoclassicismo sia iniziato proprio con questo episodio.
Più in alto del Parco Archeologico c’è il Teatro Greco di Segesta con una straordinaria vista sul golfo di Castellammare e quel che resta dell’antica Agorà cittadina.
Di ritorno da Segesta merita una visita Castellammare del Golfo, città di grande tradizione marinara con una cucina prelibata: sul lungomare su cui domina il castello si susseguono ristoranti e bar a pochi metri dal mare.
Orari di apertura e costo del biglietto del Parco Archeologico di Segesta
Orari: dalle 9.00 alle ore 19.00 in estate e fino alle 17 in inverno.
Costo biglietto: 6,00 € intero e € 3,00 ridotto (dai 18 ai 25).
È gratuito la prima domenica di ogni mese, per tutti i cittadini Ue con età inferiore ai 18 anni, per i portatori di handicap e accompagnatori, per gli studenti universitari di Beni Culturali e affini.
Erice
9Altra tappa obbligata nei dintorni di San Vito Lo Capo è Erice, uno dei borghi più belli d’Italia.
Secondo la leggenda fu fondato da Enea per accogliere le spoglie del padre Anchise, morto proprio in questi luoghi. Se non soffrite di vertigini, il modo migliore per arrivarci è la cabinovia che parte da Trapani e porta proprio all’ingresso del borgo.
Per larghi tratti sono ancora visibili le mura ciclopiche originarie che per secoli hanno difeso il borgo.
Subito dopo l’ingresso al borgo da Porta Trapani, sulla sinistra si incontra la Chiesa Madrice, dedicata a Maria Assunta: è il monumento religioso più importante di Erice.
Costruita nel periodo di Costantino (IV secolo a.C), aveva l’obiettivo di allontanare il popolo dal culto della Venere Erycina che aveva il centro nel castello ancora oggi visitabile. Rimaneggiata più volte nel corso dei secoli, oggi ha l’esterno in stile gotico trecentesco e l’interno in vari stili, soprattutto rinascimentale.
Il campanile esterno (visitabile) da cui si ammira un meraviglioso panorama sui tetti del borgo era in realtà una vecchia torre di avvistamento costruita alla fine del 200 da Federico III d’Aragona. Alta 28 metri si raggiunge la cima affrontando una scala di ben 108 gradini.
Lungo la ripida salita del borgo si incontrano botteghe e ristoranti, fino a giungere in Piazza Garibaldi, o piazza Municipio. Da qui ogni percorso porta al Castello di Venere, edificio costruito sul luogo di un antichissimo rito dedicato prima alla dea fenicia Astarte, poi ad Afrodite e infine alla Venere romana.
Passeggiando sulle mura circolare del borgo si ammira uno splendido panorama sulle Isole Egadi: guardando in basso si fa notare il grazioso Castello Pepoli, costruito nel 1870, che oggi ospita un museo multimediale dedicato a Erice “Città della Pace”.
Cosa mangiare a San Vito Lo Capo
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Sembrerà strano a molti scoprire che il piatto più famoso di Erice è il cous cous, piatto arabo-berbero che fa parte da secoli della tradizione regionale e che qui chiamano semplicemente cuscus.
A San Vito Lo Capo, però, hanno fatto qualcosa di più: hanno reso questo piatto protagonista del Cous Cous Fest a settembre, un evento gastronomico ma soprattutto di integrazione culturale.
Il cuscus si mangia comunque tutto l’anno in tutti i ristoranti: è fatto con semola, bagnata nel brodo di pesce e condita con pesci, molluschi, crostacei, verdure, zafferano e altro.
Altro piatto tipico di San Vito sono le busiate, una pasta artigianale locale che si condisce con pomodoro, pesce spada o con il pesto alla trapanese: basilico, pomodori e mandorle.
Il tipico cibo di strada di questa zona è il pane cunzato, pane bagnato nell’olio e condito con origano, pomodoro, formaggio primo sale e alici salate. Più che uno spuntino è un pranzo vero e proprio che richiede una digestione accurata! Immancabili anche arancine e panelle.
Tra i secondi piatti abbonda il pesce freschissimo portato dai pescherecci locali: soprattutto tonno e pesce spada sono specialità da non perdere. Cannoli, cassate, gelato in brioche calda sono le tentazioni dolci della pasticceria locale.
Hotel a San Vito Lo Capo
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