A Venezia si contano ben 354 ponti, ognuno dei quali offre uno scorcio diverso della città , un particolare punto di vista che incornicia un pezzo di storia a volte recente, come il Ponte della Libertà , a volte antichissima, come il Ponte di Rialto. Nella città della laguna, è sempre stato inevitabile e necessario ricorrere alla costruzione di ponti per agevolare i trasferimenti da una riva all’altra.
Ma i veneziani hanno saputo trasformare un’esigenza in un’occasione di ulteriore abbellimento di una città già splendida. Le due sponde del Canal Grande, il principale corso d’acqua navigabile della città , sono collegate da tre ponti: quello di Rialto, quello dell’Accademia e quello degli Scalzi. A questi va aggiunto il Ponte di Calatrava, il più recente. Tutti gli altri collegano le altre parti della città , passando sopra gli oltre 150 canali che attraversano Venezia.
Il Ponte di Rialto: il primo ponte sul Canal Grande
Nel 1181 Nicolò Barattieri fu incaricato di costruire il primo collegamento tra le due sponde del Canal Grande. Il Ponte fu realizzato utilizzando delle imbarcazioni dismesse e chiamato “Ponte della Moneta”, probabilmente per la vicinanza della Zecca della Serenissima. Con il successivo sviluppo dell’area di Rialto, nel quale era stato trasferito il mercato, divenne indispensabile dare maggiore stabilità alla costruzione, in virtù del grande traffico sviluppatosi. Fu così che nel 1250 le barche che avevano fatto da tramite tra le due sponde per circa un secolo, furono sostituite da una più solida struttura in legno. Il Ponte aveva una sezione centrale mobile, che veniva sollevata per consentire il passaggio delle imbarcazioni più alte. In seguito a questi lavori il “Ponte della Moneta” divenne il “Ponte di Rialto”, indicando così la direzione da prendere per accedere al mercato. La struttura in legno però, presentava diversi inconvenienti e richiedeva una manutenzione meticolosa. Per sostenere i costi dei lavori furono costruite due file di negozi lungo le rive, e i proventi derivanti dagli affitti furono utilizzati per la manutenzione del Ponte di Rialto. L’incendio appiccato al ponte dagli uomini di Bajamonte Tiepolo durante il tentativo di sovvertire la Repubblica della Serenissima nel 1310, fece nascere diverse perplessità sul materiale utilizzato per la costruzione. In seguito a due fragorosi crolli, il primo dei quali avvenuto per l’eccessiva folla raccolta sul ponte per assistere ad una regata durante il 1444, si iniziarono a valutare diversi progetti che prevedevano la costruzione di un ponte in pietra.
La costruzione oggi visibile fu completata nel 1591, disegnata da Antonio da Ponte (chi meglio di lui!) dopo che le autorità veneziane avevano scartato proposte di famosi architetti come il Sansovino e il Vignola. Il nuovo Ponte di Rialto non si discosta molto dalla struttura in legno che lo aveva preceduto, composto da due rampe inclinate ed una sezione centrale, il tutto coperto da un elegante porticato. Non mancarono feroci polemiche alla costruzione che, da alcuni architetti, fu considerata assolutamente inaffidabile e a rischio di crollo immediato. Il Ponte di Rialto, invece, ha superato indenne i secoli e oggi si presenta come maestoso esempio dell’architettura veneziana.
Il Ponte dell'Accademia
La crescente popolarità di Venezia e l’aumento costante delle persone in giro per la città , fece nascere l’esigenza di aumentare i collegamenti tra le due sponde del Canal Grande. Nel 1854 fu inaugurato il nuovo passaggio, denominato Ponte dell’Accademia. Il nuovo ponte fu costruito totalmente in ferro, ma la vicinanza all’acqua e l’alto tasso di umidità che affligge Venezia, evidenziarono in breve tempo l’infelice scelta del materiale. Fu indetto un concorso per l’edificazione della nuova opera pubblica, ma l’ambizioso progetto vincitore non fu mai realizzato. Al suo posto fu costruito dall’ingegner Eugenio Miozzi un anonimo ponte in legno, aperto al pubblico nel 1933. La struttura oggi visibile è praticamente quella originale, alla quali sono state aggiunte diverse parti in metallo, per puntellare meglio la sua stabilità . Non è certo uno dei Ponti più belli di Venezia, ma il panorama che si può apprezzare è davvero molto suggestivo: il Canal Grande si ammira per diversi chilometri e sulle sue sponde i palazzi colorati si susseguono fino ad incorniciare, con il cielo che fa da sfondo, la Cupola della bella Chiesa di Santa Maria della Salute.
Il Ponte degli Scalzi
Il “Ponte degli Scalzi” è il prima collegamento terrestre che si incontra quando si arriva entra in città dalla stazione. Pochi anni dopo la costruzione del “Ponte dell’Accademia”, fu decisa la realizzazione del terzo collegamento terrestre tra le due sponde del Canal Grande. Il “Ponte degli Scalzi” fu costruito nel 1858 per rendere più agevole il collegamento con la stazione ferroviaria, voluta dagli Asburgo poco tempo prima.Conosciuto anche con il nome di “Ponte della Stazione”, ebbe un significativo restauro nel 1934, quando fu sostituito da una nuova struttura interamente costruita in pietra d’Istria, materiale molto utilizzato a Venezia, dall’ingegner Eugenio Miozzi, costruttore anche del “Ponte dell’Accademia”. Il passamano sostenuto dalle basse colonne, anch’esse in pietra d’Istria, conferisce al ponte un’area regale ed elegante che ben si intonano con il panorama circostante.
Altri ponti, altre storie
Molti altri ponti permettono di passeggiare per Venezia osservando i canali e le splendide costruzioni da diverse angolazioni, ma raccontano anche la storia della città e le trasformazioni che, nei secoli, essa ha affrontato. E’ il caso del “Ponte della Libertà ” che collega Venezia alla terraferma e che fu progettato dall’ingegner Miozzi nel 1931. Inaugurato nel 1933 da Benito Mussolini con il nome di “Ponte Littorio” consentiva, per la prima volta nella storia, di raggiungere Venezia in automobile, collegandola alla terraferma. In seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il ponte fu ribattezzato “Ponte della Libertà ”, in onore alla liberazione dai nazisti. Altre costruzioni raccontano di particolari usanze della società veneziana. E’ il caso del “Ponte dei Pungi”, palcoscenico sul quale gli abitanti delle fazioni di San Pietro e San Niccolò dei Mendicoli attuavano un gioco fatto di simpatiche scazzottate. Vinceva la squadra che conservava più uomini sul ponte, mentre perdeva chi ne contava di più nel rio sottostante. Il “Ponte delle Tette”, invece, posto nella zona Carampane, che al tempo della Serenissima ospitava un vero e proprio quartiere a luci rosse, è così detto perché le meretrici, affacciandosi dai loro appartamenti, mostravano il seno ai possibili clienti appostati sul ponte.
Ponte dei Sospiri
Un altro Ponte che porta nel suo nome un pezzo di tradizione è quello dei Sospiri. Questo collega il Palazzo Ducale alle Prigioni Nove. La leggenda vuole che gli imputati, una volta condannati, attraversassero il ponte per esser condotti alle prigioni, e da questo ponte sospirassero rivolgendo l’ultimo sguardo da cittadini liberi a Venezia. Oggi coppiette da tutto il mondo si baciano e si fanno fotografare in pose romantiche e sdolcinate, convinte che i Sospiri che hanno reso famoso il ponte siano quelli degli amanti.